Dietro lo schermo di uno smartphone si nasconde un mondo. Un mondo che per 51 milioni di italiani – il 93% della popolazione – è diventato quasi più reale di quello fisico.

Whatsapp, Facebook, Instagram: non sono solo app, ma finestre attraverso cui i nostri figli, i nostri studenti, vedono e interpretano la realtà.

Ma cosa succede quando questi strumenti, nati per connettere, iniziano paradossalmente a isolare? Quando i like sostituiscono gli sguardi, i commenti le conversazioni, gli emoji le emozioni?

L’87,7% degli italiani naviga regolarmente online, il 73% frequenta quotidianamente i social. Dietro questi dati ci sono anche ragazzi sempre più soli. Dietro questi dati ci sono genitori che non riescono più a comunicare con i figli, ci sono insegnanti che faticano a catturare l’attenzione dei loro studenti.

Ma come riconoscere il momento in cui la tecnologia, da semplice strumento, rischia di diventare una dipendenza?

  1. La perdita del controllo

Un primo segnale è l’incapacità di gestire il tempo trascorso sugli schermi. Naomi Fineberg, professoressa di Psichiatria all’Università di Hertfordshire, spiega quanto non sia di per sé il tempo trascorso online a fare la differenza, quanto l’impossibilità di regolare l’inizio e la fine dell’utilizzo.

Ad esempio, ci troviamo di fronte a:

  • tentativi ripetuti e fallimentari di ridurre il tempo sui dispositivi;
  • un forte desiderio, e preoccupazioni in merito alle attività svolte online;
  • difficoltà a stabilire dei limiti temporali di utilizzo.
  1. Trascurare la vita reale

Possiamo parlare di dipendenza digitale quando l’uso della tecnologia inizia a compromettere anche aree importanti della vita, come:

  • i risultati scolastici peggiorano;
  • isolamento sociale;
  • aumentano i problemi nelle relazioni familiari;
  • troviamo anche segnali di negligenza nella cura di sé (per esempio relativi al sonno, all’igiene personale e alla cura della propria salute.
  1. Sintomi dell’astinenza

Un altro importante indizio è relativo ai sintomi da astinenza, analogamente ad altre forme di dipendenza, la privazione digitale può provocare:

  • irritabilità;
  • umore instabile;
  • alterazioni del sonno;
  • agitazione estrema quando non è possibile accedere ai dispositivi.

Un approccio costruttivo: conoscere il problema per poter intervenire

Le neuroscienze ci insegnano che nei giovani la corteccia prefrontale – la parte del cervello deputata alla regolazione degli impulsi, dell’autocontrollo e della presa di decisioni – è come un muscolo ancora da allenare.

Considerare un approccio repressivo può essere controproducente; piuttosto è più utile accompagnare con consapevolezza l’utilizzo di questi strumenti.

L’obiettivo, quindi, non dev’essere l’eliminazione dell’uso tecnologico, e nemmeno il controllo. L’obiettivo è educare con supporto e comprensione.

Di seguito troverai alcune utili indicazioni.

  1. Comunicare senza giudicare

Stabilire un dialogo autentico è il primo passo per avvicinarsi all’altro in difficoltà. Invece di accusare o criticare, è più indicato concentrarsi sulle proprie emozioni.

Ad esempio, anziché dire “Ti stai rovinando la vita con questo telefono/videogiochi”, è più efficace affermare “Mi mancano i momenti che trascorrevamo insieme, e mi manca vederti sereno quando usciamo”. In questo modo, utilizziamo un canale comunicativo che pone le basi per una connessione emotiva, e non di rimprovero.

  1. Riduzione graduale

È sconsigliato uno “stacco netto” dalla tecnologia, ma è meglio prediligere una riduzione progressiva. Sarà di aiuto introdurre attività alternative stimolanti, come l’esercizio fisico o la musica. Anche attività digitali a basso impatto dopaminergico possono essere adeguate: ad es. sostituire TikTok o i videogiochi, con attività creative che possano anche utilizzare strumenti elettronici.

  1. Gestire l’ambiente domestico

Suggeriamo anche di limitare le tentazioni digitali presenti nell’ambiente domestico, ricordiamoci inoltre che i genitori rappresentano un modello da imitare, per cui per primi devono  limitare l’uso del cellulare.   Non possiamo, infatti, pretendere che un figlio guardi meno uno schermo se i genitori, a loro volta, sono costantemente connessi.

La strada oltre lo schermo

Dietro un click, un like, una notifica troviamo una storia, un bisogno, un’emozione. Per questo il nostro compito non deve essere quello di controllare o vietare, ma quello di guidare i nostri ragazzi verso una migliore conoscenza di sé e degli strumenti che hanno a disposizione.

Fonti

https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/hitech/2019/12/16/smartphone-per-93-italianiboom-over-60_f6a876b1-0594-4079-a9b1-aca166bd2314.html

https://futuranetwork.eu/news/534-4374/rapporto-digital-2024-italiani-sempre-piu-sui-social-tiktok-in-testa

https://www.childrenandscreens.org/learn-explore/research/digital-addictions-a-family-guide-to-prevention-signs-and-treatment/

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