COME PROTEGGERE NOI STESSI, I BAMBINI E GLI ADOLESCENTI DALL’ECCESSIVO IMPATTO EMOTIVO, RIMANENDO INFORMATI
A cura di Chiara Bruno
Quello che sta succedendo nel mondo ci lascia attoniti e dolenti.
È impossibile restare indifferenti davanti a guerre, e a episodi di violenza di ogni genere, ma la continua esposizione, molte volte involontaria, a queste notizie, può portare a un grave stato di malessere e ansia generalizzata da cui è necessario proteggersi, rimanendo comunque informati.
Negli ultimi anni i social media sono diventati la fonte primaria da cui attingere informazioni e la loro immediatezza e fruibilità li rendono accessibili a chiunque. Questo permette di essere informati in tempo reale su ciò che accade nel mondo. Quotidianamente notizie, immagini e video scorrono davanti ai nostri occhi, spesso senza filtro alcuno. Siamo infatti sottoposti a un bombardamento mediatico, per lo piu’ negativo, anche contro la nostra volontà.
La continua esposizione alla violenza, alla morte, alle guerre, alle tragedie umane, che si consumano quotidianamente sul nostro Pianeta, ha un forte impatto emotivo che spesso non vogliamo riconoscere e affrontare.
Il dolore prolungato può farci ammalare ed è così che il trauma delle vittime può diventare anche il nostro e i rischi che si corrono possono essere molteplici, come quello di sviluppare la cosiddetta ansia da informazione, che ci costringe a cercare in modo ossessivo informazioni riguardanti un determinato evento, passando ore davanti a uno schermo o leggendo i giornali, nell’illusione di controllare ciò che tanto ci turba. Il continuo vedere immagini drammatiche, leggere, ascoltare notizie negative provoca una profonda sensazione di impotenza e rafforza la convinzione che niente cambierà. Questo stato d’animo caratterizza la sindrome dell’impotenza, che può portare a evitare la realtà, causando un vero e proprio ritiro sociale.
Un rischio non peggiore è quello di abituarsi a questi contenuti, diventando spettatori passivi di situazioni raccapriccianti e profondamente dolorose. Una strategia per affrontare questa situazione è quella di distaccarsi dal piano emotivo, diventando totalmente insensibili e quindi indifferenti.
Assistere alla crudeltà del mondo senza farne parte sta diventando la nuova normalità, tuttavia continuiamo a informarci spesso in modo ossessivo, rileggendo la stessa notizia più volte, cercando altre immagini cruente che la riguardano. La positività dell’essere informati viene annullata dalle ripercussioni che questo comportamento ha sul nostro benessere psicologico.
Dunque, la negazione e l’evitamento dell’informazione non sono funzionali, ma neanche la sensazione di continua preoccupazione e ansia che si accompagnano alla ricerca compulsiva di notizie.
Queste emozioni colpiscono anche bambini e adolescenti, che passano molte ore sui social, malgrado il tentativo dei genitori di limitarne il loro utilizzo
È chiaro che, se la protezione è necessaria per noi adulti, per i ragazzi dovrà essere maggiore. Esistono alcune strategie per gestire tutto questo.
- Ai bambini va detta la verità attraverso un linguaggio adeguato alla loro età. Bisogna essere chiari e rassicuranti allo stesso tempo.
- È necessario far capire loro quali siano i rischi effettivi che corrono nella loro quotidianità e quali invece sono quelli lontani, perché i bambini non hanno la consapevolezza di quanto sia vicino o distante un pericolo.
- È importante informarli attraverso una narrazione composta e non caricata dalle nostre emozioni negative, per evitare di creare proprio quell’effetto di cui abbiamo parlato finora.
- Le loro domande non vanno evitate perché danno ai genitori l’opportunità di farli crescere ed educarli ma soprattutto rafforza il rapporto di fiducia. Anzi una buona strategia potrebbe essere quella di introdurre a nostra volta l’argomento, chiedendo loro per esempio se ne hanno parlato a scuola. In questo modo i bambini sapranno di poter contare su qualcuno pronto ad ascoltarli.
- È opportuno, se si tratta di un bambino, mettere delle limitazioni sui siti e sui social. Ciò non toglie che possiate condividere del materiale, che avete prima controllato e allo stesso tempo leggere insieme le notizie. È molto importante la vostra presenza e il fatto che possiate aiutare il bambino a comprendere ma al tempo stesso lo possiate rassicurare.
- Gli adolescenti hanno in generale un livello di maturità cognitiva ed emotiva diversa da quella di un bambino delle elementari. Ciò non toglie che prima di condividere i contenuti dei giornali o dei video è importante che il genitore valuti anche la sua maturità e condizione emotiva. Forzarlo a leggere notizie per lui emotivamente disturbanti può essere controproducente. Tenete presente che la visione di video cruenti può essere estremamente traumatica non solo per un bambino ma anche per un adolescente.
Ciò che accumuna tutte le età è dunque lo stress causato dalla continua esposizione a notizie estremamente violente, pertanto è opportuno che gli adulti badino anche a sé stessi. Per questo dovranno:
- Limitare l’esposizione ai contenuti violenti sia rispetto al tipo di informazione sia al tempo trascorso ad informarsi: dopo aver appreso quanto accaduto non occorre andare a ricercare ulteriori informazioni, immagini o video espliciti che confermino quanto letto. È da evitare soprattutto lo scorrimento illimitato.
- Ascoltare le proprie emozioni, provocate dalla visione di certi contenuti, cercando di dare loro un significato e restare ancorati alla realtà.
- Non cercare compulsivamente solo notizie negative ma rivolgersi anche a quelle positive per evitare di essere condizionati da una visione unilaterale del mondo in cui viviamo.
- Aiutare concretamente attraverso attività come il volontariato, le raccolte di fondi o la partecipazione alle manifestazioni, così da non sentirsi impotenti e trasformare la nostra emozione in qualche cosa di costruttivo per sé stessi e soprattutto per gli altri.
Sitografia
Ansa: Gaza, Israele e altri orrori, come difendersi restando informati
https://emiro.agesci.it/wp-content/uploads/2011/11/cheligli_effetti_collaterali_dei_media.pdf